venerdì 20 dicembre 2013

SO THIS IS CHRISTMAS

Milano, festa di Natale di un'azienda. Voglia di andarci zero, tanto ogni anno è la solita manfrina di gente ipocrita che si fa gli auguri. Ma per lavoro si affrontano anche queste serate. Sono consapevole del fatto che potrei incontrarlo, ma mi affido alla sorte con la speranza che sia dalla parte opposta del globo oppure, se questo è chiedere troppo, spero tanto di riuscire a mimetizzarmi tra la gente. Proprio per questo scelgo il più sobrio degli abiti, un tubino nero e un paio di scarpe con il tacco non troppo alto..che altrimenti rischierei di svettare sugli altri e addio dono dell'invisibilità.
Arrivo astutamente quando il salone è già pieno di gente, saluto un paio di persone, butto giù un paio di aperitivi e poi inizio a studiare la situazione: non c'è traccia del nemico, quindi posso azzardare ad intrattenermi con dei colleghi abbassando un po' la guardia.
A metà serata non ci penso già più, contro ogni aspettativa ho incontrato della gente abbastanza simpatica da farmi volare il tempo...e da farmi riempire la vescica. Attraverso il salone zigzagando tra le persone, alla ricerca di un bagno che ovviamente si trova dalla parte opposta. Prego che sia libero e per fortuna lo è. Oltre che la mia vescica, mi ringrazia pure la mia testa per averla allontanata dal caos festoso del salone, così decido di prolungare un po' la sosta per potermi sistemare un po' il trucco in santa pace. Cipria, fard e un po' di rossetto rosso per ravvivare il tutto ed il gioco è fatto: sono pronta per tuffarmi di nuovo nella folla. Go! Apro la porta del bagno assorta nei miei pensieri (come sempre del resto) e appoggiato alla parete di fronte c'è LUI, è serio ma quando mi vede la sua bocca si allarga in un sorriso..al contrario di me che resto impalata sulla porta. "Eva, finalmente". "Finalmente un corno" penso io mentre lo vedo avanzare verso di me. Non voglio affrontarlo, non di nuovo, non stasera, non così. Non ce la faccio. L'unica cosa sensata che mi viene in mente è quella di fare dietro front nel bagno e chiudermi la porta alle spalle. Due giri di chiave e sono salva. O quasi. Lui è dietro quella porta, e con voce calma mi dice di aprire, di non fare la bambina, che mi aspetterà anche tutta la notte se necessario e che non si muoverà di lì fino a che non aprirò la porta. E conoscendolo so che lo farà. "Tanto prima o poi dovrai arrenderti a tutto questo" e capisco che non si riferisce solo al fatto che dovrò uscire dal bagno.
Aspetto 10 minuti, lui ha smesso di parlare..sento solo la musica che arriva dal salone e le risate della gente che si sta divertendo..o almeno così sembra a me, che come una stupida me ne sto barricata nel bagno. Magari se adesso esco dal bagno lo prendo alla sprovvista e riesco a scappare. Magari. Ma non è che ci posso fare giorno lì dentro, e purtroppo non arriva nemmeno nessuno a salvarmi. Quindi faccio un respiro, apro la porta e..e lui è lì davanti. Cerco di evitarlo, ma lui mi prende per le spalle e mi trascina dentro, portandomi contro il muro. Mi dice che mi devo calmare, che deve dirmi delle cose, che non posso fuggirgli sempre così. "Eva io voglio te, voglio te e solo te. E lo so che avrei dovuto dirtelo prima, che avrei dovuto dimostrartelo in altro modo..ma lo sai anche te che non potevo". Vorrei dargli uno schiaffo, ma sono bloccata dalla sua presa e allora decido di ferirlo con le parole "Non è che non potevi. Semplicemente non volevi. O meglio: non hai le palle per lasciare la tua famiglia, cosa che tra l'altro io non ti ho nemmeno mai chiesto di fare. Sono sempre stata consapevole di quello che rappresento per te: io per te sono solo il capriccio di un uomo di quasi 50 anni che si porta a letto una ragazza per sentirsi ancora giovane, perchè tu hai paura del tempo che passa inesorabile. Tu non accetti la tua età. Ecco come stanno le cose." I suoi occhi si fanno due fessure di ghiaccio, la bocca tesa. Mi lascia le spalle, e piantandomi gli occhi dentro ai miei mi chiede se è davvero quello che penso di lui. "" è la mia risposta, e spero che non abbia avvertito la mia voce tremare. "Ok. Allora vai, ti lascio libera. Probabilmente hai ragione te." 
Apro la porta, voglio andarmene via da lì, sento gli occhi riempirsi di lacrime e non voglio che lui mi veda. "Probabilmente hai ragione te, Eva. Ma io ti amo." IO TI AMO. Quante volte avrei voluto dirgli quelle parole, e tutte le volte le ho sempre ricacciate dentro e tenute per me, perchè un'amante non può avere la pretesa dell'amore da un uomo sposato..E quelle parole le ho respinte, ho disimparato a dirle perchè non potendole dire a lui a chi altro avrei potuto dirle? E adesso è lui a dirle a me, così se le lascia scivolare dalla bocca e me le urla quasi. E io tutto questo non lo sopporto più. Torno verso di lui e gli mollo uno schiaffo dicendo che non ha il diritto di dirmi quelle parole, che lui non può dirmele, che lui non mi ama, che deve smetterla di fare il brutto e il cattivo tempo nella mia vita e mentre gli sputo addosso tutte questo lui mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Detesto questa sua prepotenza nel farlo, il suo modo di prendersi tutto quello che vuole. Ma sono di nuovo con le spalle al muro, bloccata dalla sua bocca che si fa spazio nella mia e le sue mani che mi bloccano i polsi. Sono furiosa e frastornata, ricambio il suo bacio con rabbia, mordendogli le labbra quasi a fargli male. Mi lascia i polsi e inizia ad accarezzarmi da sopra il vestito, prendendo il seno tra le mani prima e scendendo sui fianchi poi fino a trovare il pizzo delle autoreggenti e da lì a risalire fino alle mie mutandine come a riprendere un percorso conosciuto, gesti che sono rimasti in memoria e mai dimenticati. Le sue dita scorrono lungo il bordo del tessuto e si insinuano sotto, per accarezzare, per entrare piano dentro di me e sentire il calore liquido del mio godere. Tra baci e mani ci lasciamo guidare dall'urgenza di averci, avvinghiata ai suoi fianchi lo lascio entrare in me per essere di nuovo una cosa sola, per goderci e per spaccarci il cuore perchè non sappiamo fare diversamente. Sento pronunciare il mio nome all'infinito, come una nenia che si mescola ai miei sospiri e mi piace sentirlo così, tra la carne e il cuore, fino al culmine, fino a quando non è più possibile trattenerlo, fino a quando vengo e lui con me.
"Non andare via, passala con me questa notte e resta anche domani, ti prometto che parleremo di tutto e troveremo una soluzione" lo sento dire con il viso nascosto tra i miei capelli. "Non lo so se c'è una soluzione a tutto questo. E non sono nemmeno sicura di volerla trovare. Ma adesso portami via di qui, che ho ancora voglia di te."

dipinto di Jack Vettriano

"Amarti m'affatica mi svuota dentro
Qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica mi da malinconia
Che vuoi farci è la vita
E' la vita, la mia"

venerdì 6 dicembre 2013

PER BACCO

"Ciao Eva. Come va? Sai, ieri sono passato di nuovo dall'enoteca e ho comprato un paio di vini che dicesi essere molto buoni. Vuoi provarli insieme a me?"

E quindi nulla. Ho accettato. Stasera sono di nuovo da lui. Ciao divano, ciao libro, ciao tuta. Vi tradisco per due bottiglie di vino e la sua bocca. Dove sia sparita la sua morosa non ne ho idea e manco mi interessa. Capite che a nemmeno 30 anni un po' di vita sociale vada praticata, no?


Sei solo una buona distrazione. Niente di più.

martedì 3 dicembre 2013

SAPESSI DIRE NO

Che non sarebbe stato un ordinary day lo avevo già intuito dalla mattina, quando con una telefonata l'idraulico mi avvertiva che non sarebbe riuscito a passare da casa per controllare il guasto alla caldaia. E così le alternative che mi si sarebbero prospettate una volta uscita da lavoro erano o andare dai miei oppure cercare un letto libero da qualche amica.
Per non parlare poi del tempo: freddo e pioggia, pioggia, pioggia.
A fine giornata, dopo un paio di proposte scartate causa umore grigio come il cielo, decido di andare dai miei...il camino acceso e un buon libro mi sembrano un'ottima scelta per isolarmi dal mondo.
Prima di arrivare a destinazione decido di fermarmi in un'enoteca vicino l'ufficio per comprare un vino che piace tanto a mio padre, così possiamo gustarcelo insieme mentre lui mi chiede consigli di lavoro e poi farà puntualmente di testa sua. Siamo così uguali in questo. Ed è per questo che ho deciso di non lavorare con lui. Sarebbe sicuramente una discussione continua.
Con questi pensieri in testa entro nel negozio, distratta non mi preoccupo dei clienti che stanno valutando alcune annate. Mi dirigo a colpo sicuro verso la sezione dei rossi piemontesi quando sento una voce chiamare il mio nome. Mi fermo. No, non può essere lui. Ma quella voce ripete ancora il mio nome, più vicina. Sento la sua presenza alle spalle. Devo voltarmi per forza, non ho vie di uscita..a meno che non voglia nascondermi dentro una botte di rovere. Faccio un respiro profondo, e dopo sette mesi incontro di nuovo il suo viso, il suo sorriso, i suoi occhi. Non avevo più pensato a lui, era un ricordo archiviato in memoria, una storia chiusa, un sentimento che non c'è più. E in effetti, dopo un primo momento di imbarazzo nel salutarci,  riacquisto il controllo di me stessa perchè in fondo non è lui che occupa i miei pensieri.
Davanti ai vini piemontesi parliamo del tempo, del lavoro, parliamo di tutto per non parlare di noi...fino a che una tipa più bionda dentro che fuori ci interrompe con la sua voce squillante "Raagaaazziiiiiiii che ne dite di fermavi per una degustazione? Tanto piove, è una brutta serata..dove state meglio di qua?" Sto per ribattere che sprofondata in poltrona davanti il camino acceso, con indosso una comoda tuta invece che di quel fastidioso tubino che mi sale in continuazione sarebbe una soluzione decisamente migliore per me, quando lo stronzo mi precede accettando l'invito dell'oca giuliva. Sorride a lei che se ne va felice sculettando, e guarda serio me incassando con noncuranza il mio labiale.
La serata passa in fretta, mi sorprendo a guardarlo e a non provare niente di tutto quello che invece mi aveva travolto mesi fa. Il vino ci rilassa, scivolano parole e sguardi, risate e mani che si sfiorano. E' così naturale poi accettare il suo invito a continuare la serata con lui, a casa sua come se niente fosse successo, come se il nostro passato non fosse mai esistito. Respirare di nuovo l'odore di quelle stanze, ma questa volta con più leggerezza, senza amore, essere lì solo per la voglia di esserci, per andare avanti, per non pensare. Libera e con la mente vuota. Come lo ero un tempo, come lo sono di nuovo.
Ed è  altrettanto naturale lasciarmi baciare da quella bocca che non è la sua, che nessuna bocca sarà mai più come la sua, ma ho la mente vuota e li voglio quei baci, e me li prendo tutti. Non c'è amore quando ci spogliamo, ma solo urgenza e voglia di godere.
E così sono sopra di lui, e lui è dentro di me. E le sue mani ovunque sulla mia pelle a disegnare percorsi senza pudore, dalle mie natiche fino al seno e poi giù, tra le gambe a toccarmi, a farmi scappare un gemito di puro piacere. Mi accascio sul suo petto, continuando a muovermi piano su di lui per godermi quei movimenti lenti che scandiscono un ritmo sensuale, languido da cui ci lasciamo trasportare. 
Poi le sue mani mi afferrano le braccia e stretta in quella presa mi ritrovo con il suo peso addosso, i suoi baci sono avidi adesso, le spinte più forti. Fa scorrere le sue labbra sul mio seno, che prima succhia per poi passare a mordere piano, il che mi si ripercuote immediatamente all’inguine. Persa nel piacere quasi non mi accorgo che la sua mano è scivolata sul collo e piano stringe. Affondo i miei occhi nei suoi, due pozze scure in cui mi sono già persa altre volte. Mi bacia con irruenza, mentre si prende tutto di me, anche il mio respiro. Mi spezzo in mille frammenti, lasciandomi portare via dai suoi affondi fino a goderne insieme. Chiudo gli occhi dimenticandomi di me stessa mentre lui mi stringe forte, mi stringe forte e non soffoco. Mi stringe ed io sono ancora una volta sua.


Ma sempre meglio di una sera d'inverno contro la città 
non ti sembra?